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Note storiche intorno a Tricase Porto

 

a cura di Francesco Accogli

Anche per l’annuale edizione dei festeggiamenti civili e religiosi in onore a San Nicola (Patara nella Licia intorno al 270 – Mira, 6 Dicembre tra il 345 e il 352),protettore di Tricase Porto, che si svolgeranno il 12 e 13 agosto, abbiamo cercato piccoliframmenti di storia cittadina, piacevoli noterelle di vita paesana che ci informano sumomenti ed avvenimenti del nostro passato storico. Queste simpatiche noterelle sono semplici curiosità di microstoria locale che, molto spesso, gli storici non prendono in considerazione, ma che per un piccolo borgo, come nel caso specifico la comunità di Tricase Porto, assumono un’importanza non secondaria contribuendo, ci auguriamo,alla conoscenza delle proprie “radici” e al piacere di saperne di più del nostro recentepassato.Non ho voluto commentare gli articoli pubblicati per lasciare ai lettori la facoltàdi farlo da soli. Li ho solo sistemati in modo storico-cronologico per dare un ordine epermettere una lettura più gradevole. Ho voluto offrire, operando questa scelta, scrittileggeri e divertenti senza appesantirli con note e richiami bibliografici.Iniziamo con la prima nota pubblicata nel periodico “Corriere Meridionale”, edito aLecce. Esso reca la data del 14 Gennaio 1892:

IL CANNONE DEL PORTO
Tricase – Chi è di quanti hanno avuto la felice idea di venire qualche anno a fare i bagni qui, che non sia andato la sera, verso il tramonto, a fare una passeggiata al Cannone, come si diceva, cioè a dire su quella punta di terra che si spinge nel mare, e che offre quel panoramatanto incantevole? Su questo minuscolo pezzo di paradiso si vedevano gli amici e le amiche quasi ogni sera, e seduti tutti per terra o su quel vecchio cannone roso dalla ruggine, si scherzava, si faceva la solita malignazione, e poi si accendevano dei falò o si facevan volare dei palloni. Insomma la passeggiata al cannone era, direi quasi, di rito, come è di rito l’andare al Corso a Roma, o a Toledo, a Napoli.Oggi, per chi viene alla nostra Marina, il vecchio compagno, testimone dei nostri ritrovi,non è più immobile, anzi inchiodato al suo posto. Esso era come un amico, un vecchio amico che si andava a visitare ogni sera: quest’anno non lo vedremo più. Il Governo, ossequente ai suoi precetti della Compagnia della Lesina, ha mandato fin qui un Tenente di vascello, ha speso un occhio di fronte per trasportarlo fino a Gallipoli, per poi fondere tutta la ruggine che quel povero vecchio, avanzo glorioso di una nave inglese, aveva acquistato in tanti anni di guardia alla nocca del nostro porto.Chi verrà però alla nostra spiaggia ridente, continuerà ad andare a quel posto, che si chiamerà sempre del Cannone, e chi sa quante volte quel povero cannone sarà ricordato e rimpianto.
La seconda nota pubblicata è presente ne “Il Collegio di Tricase”, primo periodicosorto in Tricase dal 22 Novembre 1896 al 3 Novembre 1898. La nota è firmata con unopseudonimo (Ibis) ed è datata 29 Novembre 1896:

Tricase Porto

AEREMOTO E MAREMOTO
Fin da mercoledì a vespro si scatenò nel nostro territorio un fortissimo vento che aveva tutti i caratteri di un uragano ed i suoi effetti sono stati disastrosi, giacché ha atterrato muri ed alberi secolari che chissà per quanti anni avevano resistito alle vicissitudini triste dell’atmosfera.Anche il mare si è infuriato a segno che molti vecchi marinai hanno dovuto confessare che in tutto il tempo della loro vita non avevano vista una simile burrasca. Ed era veramente spettacoloso vedere i flutti giungere all’altezza delle casine della nostra ridente spiaggia che in quei giorni aveva acquistato un aspetto tetro e lugubre. Parecchie carrozze ed altri veicoli ed una compagnia pedestre di Signori e giovani Tricasini, sfidando il tempo cattivo e la pioggia che veniva giù a catinelle, si recarono alla marina per vedere la tempesta, ma se ne tornarono conturbati e poco soddisfatti della pazza uscita per avere inteso il racconto delle scene strazianti avvenute nella notte, quando il temporale infuriava, dai poveri marinai baresi.Quattro barche facenti parte una compagnia di paranze che avea frequentato per parecchi giorni la nostra marina, al cominciare della tempesta, si erano ricoverate nel nostro sedicente porto. I poveri marinai nella notte del mercoledì furono costretti di tirare a terra le barche a furia di incessante lavoro sotto la sferza di una pioggia dirotta, credendo così di metterle in salvo; ma i flutti le raggiungevano e le urtavano tra loro rompendo gomene e sarti e facendo franare qualche scoglio vicino che precipitava sulla coperta rendendo sempre più disperato lo stato dei poveri marinai. Essi, intrepidi ed imperterriti lottarono con le onde tutta la notte,ma, verso la mattina, vedendo sempre più crescere il mare, messi in salvo i pochi danari che avevano, i giacigli e quanto potevano portar seco, lasciarono in balia del mare le barche per potersi almeno salvare la vita. Solo uno disse di voler morire con la sua paranza ed afferratosi ad un albero seguitò a stare lì coperto continuamente dall’acqua.La casina del Sig. Diodato Panese, tradizionalmente ospitale, si è aperta anche ora per accogliere i poveri marinai che gli serbano eterna gratitudine giacché in molte di queste ricorrenze si è mostrato caritatevole ed umano. Ora che scriviamo il vento è quasi del tutto cessato, il mare pare più calmo e si spera che presto tornerà la bonaccia.Una barca del Sig. Giovanni Santo, che con quattro marinai era andata prima della tempestaa pescare, non è più potuta tornare in porto: ci auguriamo che abbia potuto approdare altrove;perché se per sventura fosse restata in mare, avrebbe subito una brutta sorte.E tutto questo perché? Lasciamo al lettore supporre la risposta. E’ questa una domanda cui non si può rispondere senza dare sfogo all’animo esasperato ed è meglio farne a meno. Si è creduto preferire l’inutile spesa di 74,060 lire per una via che conduca al porto, mentre ve ne  era un’altra praticabile invece che impiegare tale moneta a migliorare il porto. Così sia.Ibis

Le note che seguono sono state pubblicate tutte nel periodico “La Provincia di Lecce”. Laprima è dell’11 Luglio 1897, la seconda del 20 Luglio 1902, la terza del 29 0ttobre 1905, la quartadel 4 Novembre 1906, la quinta dell’11 Novembre 1906 e la sesta del 26 Novembre 1916.


SERVIZIO POSTALE
Tricase – Col 1. Luglio è cominciato il servizio di distribuzione postale alle marine Porto eSerra eseguito dal portalettere Pasquale d’Ostuni.
IL TELEFONO A TRICASE
In seguito a vive insistenze di alcuni proprietari l’egregio giovane Umberto Minerva è venuto nella determinazione d’impiantare un servizio telefonico fra Tricase e la vicina ridentemarina con apparecchi perfettissimi della cala L.M. Ericsson e C. di Stoccolma. E’ inutile enumerare i grandi vantaggi che i proprietari delle casine avranno da tale impianto, perché il Minerva curerà di tenere alla stazione centrale di Tricase persona addetta a sbrigare le commissioni che gli abbonati desiderassero nel paese. Così pure gli abbonati potranno senza alcuna spesa, per mezzo del telefono, ricevere e trasmettere i telegrammi all’ufficio di Tricase.Le condizioni di abbonamento sono le seguenti:1. Pagamento di L.100 per spese d’impianto da pagarsi L.50 nel momento della accettazione del contratto e L.50 immediatamente dopo eseguito l’impianto;2. L.18 annue pagabili a rate mensili di L.1,50;3. Obbligo di conservare l’abbonamento almeno per tre anni.L’ottima iniziativa non potrà non incontrare il plauso generale.

NUOVO UFFICIO POSTALE
Tricase – Dal 1° del prossimo novembre sarà aperto al servizio pubblico un ufficio postaleal porto.

 

UN NAUFRAGIO A TRICASE – NOVE ANNEGATI
(M.) – Martedì verso le ore 11, una tempesta spaventevole da scirocco-levante imperversava sul nostro litorale.Un veliero a tre alberi, di nazionalità estera, si avvistò nei pressi del nostro porto con quasi tutte le vele strappate.L’equipaggio faceva sforzi sovrumani per entrare nel porto; sventuratamente però, andò a sbattere sulla scogliera a destra del molo, e proprio rimpetto al bagno Panese.Fu impossibile ogni tentativo di soccorso; in men che si dica il bastimento si sfasciò completamente e l’equipaggio venne travolto dai marosi.Un solo uomo fu salvato dai marinai locali e paranzari baresi; questi ultimi, a causa del fortunale, si trovavano rifuggiati nel porto.I frantumi del veliero, insieme al carico di oltre 600 tonnellate di legname, ingombrano il bacino del porto e la banchina.L’equipaggio era composto di dieci uomini compreso il capitano.Il bastimento chiamavasi Buonasorte, e apparteneva al dipartimento di Sentari, d’onde erapartito il 27 diretto per Catania.Il superstite a nome Isuf Idri di anni 43, nativo di Dulcigno, racconta che in vita sua non ricorda tempesta simile, e che da 24 ore il bastimento avariato era in balia del fortunale.Il capitano si chiamava Kaia Bek di anni 30, ed era figlio del proprietario del bastimento.Sinora si son trovati quattro cadaveri, tre dei quali tra gli scogli dietro al cannone.Il vice console turco di Gallipoli ha delegato il suo cancelliere che è qui giunto, per il ricupero del materiale galleggiante, già in parte messo al sicuro per disposizioni di questoprosindaco.
* (M.) – Nessun altro cadavere è stato rinvenuto lungo la nostra scogliera. Stamaneaccompagnato da molto popolo, è stato qui condotto il naufrago superstite, per la identificazione dei quattro morti. Venne fatto segno a grandi e sentite manifestazionidi simpatia, per lo scampato pericolo; egli rispondeva commosso, ed esternando eterna riconoscenza a tutti, specie ai suoi veri salvatori.Dalla carità tricasina, si è riunita una discreta somma di denaro, per provvederlo di mezzi.

ANCORA DEL NAUFRAGIO

Tricase – Sono stati rinvenuti altri due cadaveri dell’equipaggio del veliero Buonasorte quinaufragato negli scorsi giorni.

SERVIZI POSTELEGRAFONICI
Tricase – Con recente provvedimento è stato aperto al pubblico servizio un ufficio  fonotelegrafico in questo Porto.

Gli ultimi quattro articoli che seguono sono stati pubblicati nel periodico “Il Tallone d’Italia”, presente in Tricase dal 1922 al 1926. Il primo è del 3 Giugno 1923, il secondo è del 22 Luglio 1923, il terzo è dell’11 Luglio 1925 e il quarto del 4 Ottobre 1925.


AL MARE
Abbiamo rilevato con vivo compiacimento che alla Marina Porto, per iniziativa del bravo giovane Salvatore Cosi di Filippo è stato costruito un piccolo ma comodo stabilimento balneare in legno. Esprimiamo al bravo e volenteroso sig. Cosi i nostri rallegramenti e l’augurio che dall’impresa debba ricavare buoni guadagni affinché possa, nel prossimo anno,ingrandirla e migliorarla per maggior comodità del pubblico.

ALLA MARINA PORTO
E’ la seconda iniziativa che quest’anno vediamo sorgere, con piacere, alla nostra marina.Dopo il piccolo stabilimento balneare ora è la volta di un magazzino fornito di tutti i generi alimentari che comincia a funzionare.Il bravo giovane Giovanni Santo, pieno di onesta attività quanto il padre Domenico,ha saputo metter su un locale, oltre che decente, completamente arredato di quel che puòabbisognare a coloro che vanno a stabilirsi alla nostra incantevole spiaggia.Mentre facciamo i nostri complimenti alla opportuna iniziativa inviamo al Santo… l’augurio che egli trovi molti e sempre più fedeli clienti.

SERVIZIO OMNIBUSSTAZIONE TRICASE – MARINA PORTO
Un attivo ed intraprendete nostro concittadino, il Sig. Giuseppe Cortese fu Alessandro,animato dal desiderio di fare cosa utile al paese ed ai villeggianti, ha istituito un regolare ecomodo servizio di omnibus tra la Stazione di Tricase e la Marina Porto.Vi sono cinque corse in partenza da Tricase alle ore 6; 8; 11,30; 16 e 18 e cinque in partenza dal Porto alle ore 7; 10; 12,30; 17 e 20.I prezzi sono modici: gli adulti pagano una lira a corsa; i ragazzi sino ad 8 anni cinquanta centesimi.Abbiamo rilevato la nettezza della vettura e siamo perciò sicuri che non mancherà il concorso dei viaggianti come non è mancato il plauso della cittadinanza.

IL VESCOVO AL PORTO
Il nostro illustre ed amatissimo Vescovo Monsignor Lippolis ha ripreso le sue visitediocesane da Tricase, e precisamente dalla Parrocchia di S. Nicola nella frazione Porto. Per la circostanza vivamente attesa, la numerosa colonia villeggiante e le famiglie dei pescatori  insieme con l’arciprete D. Michele Nuccio e gli altri arcipreti del Comune hanno gareggiato nel dimostrare il loro devoto affetto alla prima autorità locale del cattolicesimo, e lo han fatto – non potendo farlo meglio per l’austerità dell’Uomo che rifugge da qualsiasi altra manifestazione di attaccamento – cospargendo di gigli, di ciclamini, di garofani e d’ogni sortad’altri fiori della stagione la via che dalla riviera sale alla chiesetta. Erano tutti fiori codesti germogliati e sbocciati spontaneamente in questo angolo di paradiso terrestre che è il nostro porto, la più bella e incantevole stazione balneare della frastagliata costa salentina.Monsignor Vescovo è stato sensibile alla festosa e popolare accoglienza tanto da prolungare di circa tre giorni la permanenza tra i buoni villeggianti che ha ricevuto con affabilità paterna nella villa gentilmente messa a sua disposizione dalle signore Da Ponte benemerite della fondazione della Parrocchia. Egli ha inoltre visitato il Santuario dell’Assunta nell’altra caratteristica nostra marina Serra e ieri ha ripreso il suo giro diocesano sostando alla frazione Tutino donde proseguirà per quella di Lucugnano.Nell’allontanarsi da noi gl’inviamo il più riverente saluto con augurio di rivederlo presto,sano e sereno fra questa popolazione che lo ama e che è diletta al suo cuore.


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