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Napoli, omaggio a Ciardo da 7 suoi vecchi discepoli

NAPOLI – Omaggio a Vincenzo Ciardo da Gagliano, Puglia meridionale  (1894-1970), il Maestro, “uno dei grandi del Novecento” (ipse dixit il critico d’arte Vittorio Sgarbi). A Napoli, l’Assessorato alla Cultura ha messo in calendario un “tribute” all’insegna della riconoscenza, umana e artistica, per il loro vecchio Maestro all’Accademia di Belle Arti.
E sono: Mariateresa Baratta, Gianni Crispo, Romano De Filippo, Levina Maddalena (che “firma” il manifesto con un bellissimo ritratto del Maestro), Maria Perisano, Renato Perisano e Domenico Rea (omonimo dello scrittore di “Ninfa Plebea” morto qualche tempo fa). Crispo e De Filippo sono mancati da poco, ma hanno lasciato un’opera dedicata a chi ha insegnato loro tutto, o quasi, quel che sanno, dando così corpo a una personalità originale, una cifra stilistica personale.

La mostra, fortemente voluta dall’assessore alla Cultura Nicola Oddati, avrà luogo al Complesso Monumentale di San Severo al Pendino dal 12 (inaugurazione ore 17.30, ci sarà Luigi De Simone, regista teatrale e organizzatore di eventi artistico-culturali) sino al 24 maggio.
All’Accademia di Belle Arti l’artista salentino diede il suo tempo e le energie migliori: lavorò infatti per ben 26 anni insegnando Paesaggio. Un evento, dunque, quello in itinere, all’insegna della riconoscenza nata da un’idea di un gruppo di suoi ex allievi, tutti pittori in proprio con una loro personalità, e che al Maestro debbono tutto.

Plenilunio, Fonte: www.comune.gaglianodelcapo.le.it

Ciardo nacque a Gagliano del Capo, il 25 ottobre 1894, da Bruno (farmacista) e Giulia Resci. Era quarto di sette fratelli. Nel 1908 si iscrive all’Istituto d’Arte di Urbino, dove incontra Mino Maccari. Nel 1912 gli viene riconosciuta una “borsa di viaggio” di £ 120 per visitare la X Biennale di Venezia. Nel 1915 è sul fronte della Grande Guerra, dove tre dei suoi fratelli (Domenico, Biagio e Francesco), periscono.

Oggi il corso principale di Gagliano del Capo  è dedicato al loro sacrificio. Nel 1920 insegna Disegno in una scuola tecnica di Pozzuoli. E qui ha i primi contatti con gli ambienti artistici napoletani. Comincia a dipingere paesaggi campani, e solo successivamente quelli pugliesi diveranno materia della sua arte con la “a” maiuscola. Infatti torna ogni estate al paese natale per le vacanze.

Nel 1927 fa parte del “Gruppo Flegreo” con Giuseppe Casciaro, Giovanni Brancaccio e altri pittori e scultori. “Per chiara fama”, si legge in uno dei siti a lui dedicati, nel 1940 è chiamato alla Cattedra di Paesaggio dall’Accademia di Belle Arti di Napoli. Vi rimane sino al 1966. Sempre nello stesso anno è invitato con una sala personale alla XXII Biennale di Venezia. Nel 1950 vince il primo premio del Maggio di Bari. Nel 1952, sempre al Maggio di Bari, riceve il “Ramoscello d’ulivo d’oro”.

Ciardo si consegna poi al mondo per farsi conoscere, e amare: Atene, Tokio, Barcellona, Monaco di Baviera, Rotterdam, Zurigo, oltre alle tante personali in Italia (Torino, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Milano). Nel 1957 pubblica “Quasi un diario” (Mele editore, Napoli) e nel 1964 “Piccolo cabotaggio” (Editrice Adriatica, Bari).
Nel 2007 Gagliano gli dedicò – nella vecchia casa di Piazza San Rocco, oggi acquisita dal Comune – una retrospettiva lungamente attesa intitolata, poteva esserci titolo più indovinato?,  “Il mio paesaggio”. La “consacrazione” cui il Maestro teneva di più: della gente del suo paese finita in molte delle sue opere, dalla “Processione del Venerdì Santo” al “Falò” sino ai tantissimi “Plenilunio” dipinti sulle amate, aspre scogliere del “Ciolo”, dirimpetto all’Albania, con l’Isola di Fano a sud. E adesso l’omaggio riconoscente dei suoi allievi migliori. Che, c’è da giurare, anche loro, come Ciardo, lasceranno una traccia indelebile.

Francesco Greco

Potete visionare la locandina dell’evento a questo link

Per ulteriori informazioni su Vincenzo Ciardo consultare l’articolo di Francesco Accogli –  Vincenzo Ciardo, un salentino famoso in tutto il mondo


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