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Lucugnano tra storia e leggenda, preti e figuli, poeti e gnummareddhi

Le vicende storiche di Lucugnano, piccolo paese del Capo di Leuca che conta poco più di 1800 abitanti, sono state poco valorizzate dagli studiosi locali.

Riguardo alle sue origini, sono state elaborate ipotesi e teorie attraverso l’esclusiva analisi delle fonti storiche, a volte inattendibili, senza il supporto di dati archeologici, rendendo difficile la distinzione di una realtà storica sommersa da secoli da abbellimenti, esagerazioni e fantasie, spesso frutto di racconti orali.

A partire da Cosimo De Giorgi che, su Lucugnano, scriveva senza giri di parole: “[…] La popolazione di questa borgata di Tricase è quasi tutta di contadini, e solo da pochi si esercita l’arte figulina e con metodi degni dei popoli preistorici. Il popolo, per eccellenza conservatore, costruisce ancora i suoi ricoveri e le sue case rustiche in mezzo ai campi come 6000 anni addietro si faceva nella Sardegna dei primi immigratori. Così badasse a conservare i patrii monumenti e gli antichi costumi […][1]”. Probabilmente il De Giorgi non ricevette una buona accoglienza se fu indotto a descrivere il paese come abitato da “cavernicoli”.

Nel 1992, nel volume “Lucugnano. Microstoria di una comunità del Salento”, (edito da Congedo) curato da un appassionato di storia locale, venne scritto, in modo inopportuno, che le prime notizie su Lucugnano sono documentate da un rogito notarile che attesta l’esistenza di un casale già al 1092, quando “il conte normanno Goffredo ne fece donazione ai monaci Basiliani e forse a Nardò”. Recenti studi, effettuati da Salvatore Musio, hanno dimostrato che si tratta di un’imprecisione dettata dalla confusione creata dall’omonimia tra il feudo tricasino e alcune proprietà ubicate in una località denominata Lucugnano, a nord di Nardò.

Le prime notizie storiche reali, relative al Casale di Lucugnano, risalgono invece all’età angioina (XIV secolo). Un documento del 1316 – rinvenuto nell’Archivio di Stato di Napoli – riporta il toponimo Casali Cuniano, di proprietà della famiglia feudataria De Cuniano. Nei Registri della Cancelleria Angioina è conservato un atto del 1324, in cui per la prima volta è attestato il nome LuCuniani[2]. Tuttavia il web – wikipedia compresa – riporta ancora la fonte della donazione del Goffredo.

Il castello di Lucugnano

Secondo la tradizione orale (riportata nel suddetto volume), la frequentazione umana del territorio di Lucugnano risalirebbe all’età romana, quando in un bosco della periferia del paese esisteva un luogo sacro, dedicato al dio Giano: Locus Jani, da cui sarebbe derivato il toponimo Lucugnano.

Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi della presenza – all’interno dello stesso bosco – di un tempio dedicato a Diana (Locus Dianae), divinità legata al mondo delle selve e alla caccia.

L’unico dato certo è la presenza di un’antichissima area boschiva, che ricopriva gran parte del Salento centro-meridionale, distrutta agli inizi del ‘900 da un violento incendio. Il bosco, denominato “del Belvedere”, era molto ricco di flora e fauna, tra cui lupi, cinghiali, lepri, volpi e numerose specie di uccelli. L’ipotesi dell’esistenza di un culto dedicato a Giano o a Diana, tuttavia, si basa solo su una suggestiva ricostruzione storica, non documentata da dati archeologici, avvalorata dalla presenza di un piccolo bosco, alla periferia sudorientale del paese, denominato Bosco Martella, dove insiste la Masseria Mustazza (di recente ristrutturata ed adibita a struttura ricettiva). Nel fondo condotto ad uliveto, di fronte alla Masseria, sono stati rinvenuti recentemente alcuni frammenti fittili di età romana (contenitori da trasporto, ceramica comune acroma e sigillata africana), proprio a ridosso di un quadrivio. L’esigua quantità di manufatti raccolti non permette di avanzare interpretazioni plausibili. Sicuramente è da escludere la presenza di templi e luoghi di culto di età classica.

Sull’edificio più antico di Lucugnano, il castello, si hanno a disposizione pochissime notizie e, peraltro, da alcuni anni il pianterreno è adibito a trattoria. Nell’area retrostante il palazzo, fino a poco tempo fa scevra da costruzioni, è stata realizzata “Lucugnano 2”, ossia un nuovo quartiere alle spalle del centro storico. Sulla superficie dei pochi terreni rimasti ancora liberi si rinvengono numerosissimi frammenti di ceramica medievale ma, non essendo state svolte ricerche archeologiche preventive, non si potrà mai sapere se ci fosse stato un insediamento in località Pigno, a meno che non si vogliano smantellare le case nuove di zecca.

Sull’esistenza del più celebre dei suoi abitanti, ossia l’estroso e irriverente Arciprete Papa Galeazzo (Papa Caliazzu), il “Pulcinella del Salento”, personaggio ricco di arguzia, autore ed attore di episodi divertenti, leggendari ed anacronistici, si hanno non pochi dubbi: alcuni infatti pensano che sia stato il frutto della creatività e della fantasia popolare.

Antico ospedale per pellegrini

Il paesaggio intatto e caratterizzato dalla presenza di uliveti secolari che circonda il paese, ad est e a sud, sarà interessato dalla realizzazione di una strada a quattro corsie che collegherà Maglie con Leuca.

Nei giardini di Palazzo Comi, come detto, scritto e riscritto, si vuol adibire uno “Gnummareddho letterario”, a cura di una nota, anzi notissima, trattoria. A tal punto che il ricordo torna indietro di una decina anni quando, trovandomi in una clinica di Milano per motivi di salute, il mio vicino di letto, dopo aver saputo che ero residente a Tricase, disse: “Tricase non è il grosso centro che si trova vicino a quel paesino dove si mangia bene?”.

Se si fa un sondaggio e si chiede per quale motivo è famosa Lucugnano, quasi tutti rispondono: “per gli gnummareddhi della Jolanda”, qualcuno invece si ricorda di Papa Galeazzo, rarissimi del poeta Girolamo Comi.

A questo punto, il timore è che, fra qualche secolo, tutti gli storiografi si ricorderanno di Lucugnano come il paese in cui in un grande palazzo nobiliare di metà ‘800 insisteva una trattoria che serviva alla clientela di elevato rango (poeti, letterati, scrittori, intellettuali) prelibate pietanze tipiche salentine, a cura della governante di un barone tal Girolamo Comi, di nome Jolanda. E al posto di Piazza Comi e della via dell’Accademia Salentina troveremo via dello Gnummareddho e piazzale Jolanda.

Marco Cavalera

Bibliografia:

Cavalera M., Martella R., Cave di estrazione dell’argilla nel territorio di Lucugnano, nella miscellanea Quaderni del Museo della Ceramica di Cutrofiano, n. 12, Martina Franca 2010, pp. 59-78.

De Giorgi C., La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio, Lecce, 1888.

Martella R., Un caso di elefantiasi. Interventi assistenziali in Tricase dal XVII al XIX secolo, in Januae. Ricerche e studi salentini, Tricase 2007, p. 41.

Musio S., Casali e Feudatari del territorio di Tricase, Tricase 2007, pp. 45-49.

Sanapo A., Lucugnano. Microstoria di una comunità del Salento, Galatina 1992, p. 12.


[1] De Giorgi 1888.

[2] Musio 2007, pp. 45-49.


Un commento su “Lucugnano tra storia e leggenda, preti e figuli, poeti e gnummareddhi

  1. Guido ha detto:

    Ottimo commento sulla storia doLucugnsa

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