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Quando l’Acquedotto Pugliese vuole darla a bere…

TRICASE (Le) – Come in un film di Dario Argento: defunti che ricevono ancora le bollette a distanza di anni, eredi che non riescono a fare le volture, né a rimodulare la domiciliarizzazione bancaria.

Sedi periferiche riaperte (Tricase e Gallipoli, nel Leccese) dopo le proteste popolari. Riaperte è un eufemismo: occorre annunciarsi su un’app, e immaginiamo gli anziani, poveracci, bestemmiare fra pin e form. Non chiedete perciò a vostro nonno cos’è l’app: vi prenderebbe a colpi di bastone.

Mesi fa è anche accaduto di cittadini che si sono fatti ben 70 km. da S. Maria di Leuca alla sede di Lecce per protestare per le bollette esorbitanti, per sentirsi dire dagli addetti agli sportelli che non potevano ascoltarli poiché erano lì senza essere passati per l’onnipresente, onnipotente app.

Basta? Manco per niente.

Altri utenti in lotta per contestare bollette stratosferiche, chiamano al numero verde e dopo aver ascoltato le Quattro Stagioni di Vivaldi e un po’ di Mozart, si sentono dire di non tenerne conto, il classico italian style “Vai tranquillo!”.

Solo che poi le stesse bollette sono reinviate 5-6 volte. Con la minaccia dell’interruzione della fornitura. Qualcuno, malizioso, scherzando, sostiene che le mandano a strascico, nella speranza che l’utente abbia smarrito la ricevuta, o si spaventi a vada a pagare di nuovo per non rischiare di restare a secco.

Del 45% di acqua che si perde nelle condotte vecchie e marce, mentre si chiede l’acqua all’Albania (per disperdere anche quella?) non è il caso di parlare: è una criticità d’antàn, storica, da tramandare ai posteri. Il tutto, è l’idea di molti, mentre si vorrebbero spendere un pò di milioni per le inutili, devastanti, criminali 4 corsie SS 275.

E non basta ancora. Parliamo di depuratori? Quello fra Corsano e Alessano (Lecce), zona fra Pescu e Vigna Masciuli, fu narrato dalla propaganda come l’infrastruttura che avrebbe spento la sete atavica del sud Salento. Tanti contadini si allacciarono (foto) per irrigare con l’acqua depurata le colture, uliveti inclusi. Si ignora però quanti l’abbiano davvero usata. In loco gli scettici dicono solo uno, per poi pentirsene amaramente: le colture sarebbero appassite. Il sospetto che l’acqua arriverebbe al mare odorosa di fosfati da bucato docce è l’anticamera della certezza.

E’ il ritratto a olio dell’Acquedotto Pugliese nel III Millennio sic stantibus. Netta della propaganda a pagamento dove tutto funziona, come al Mulino Bianco (infatti al TvA non ne parlano). Sarà pure che nella sua storia (dal 1919) avrà dato più da mangiare che da bere, ma da un pò di tempo vorrebbe darla a bere ai cittadini sempre più arrabbiati e assetati.

Se poi qualche, nella zona di Tricase, vuole chiedere lumi a una dama in carriera che all’indomani del voto regionale 2020 (5.354 voti, 400mila euro spesi per la campagna elettorale) è stata cooptata nel cda AQP, si sente dire che gli intellettuali ztl si occupano dei massimi sistemi, di pianeti e galassie, non, direbbe Totò, di pinzellacchere. Salvo poi prendersi i meriti, dopo le proteste di altri cittadini, per la riapertura del locale ufficio, anche se a singhiozzo, solo due giorni a settimana, della serie “Voglia di lavorare saltami addosso”. Negli alti porta sbarrata e luci accese dietro i vetri fumè. Per cui la mostra “La Fontana racconta” ha quasi il sapore di una provocazione.

Morale della favola: c’è chi punta l’indice sul management AQP, rimasto al Paleolitico nell’èra del byte. Di quello, per capirci, che batte sulla tastiera del pc con l’indice.

Poi il Sud, e i suoi editorialisti da bar sport, se la prendono col Nord egoista e l’autonomia differenziata… Ma che c’entrano Zaia e Calderoli se all’AQP vogliono darla a bere ai cittadini?

Francesco Greco


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